Dal Tecnigrafo al BIM. Capitolo 5 – La Mia Odissea Tecnologica nell’Architettura

Mi sveglio circa alle 06:30 di mattino, mezz’ora in più – mezz’ora in meno. La mia generazione è categorizzata nella Generazione Y (nota anche come Millennials) che copre i nati dal 1981 al 1996. La mia routine quotidiana porta ad occuparmi mezz’ora, al massimo quarantacinque minuti, per essere operativo. La posizione del mio studio professionale è assimilabile ad un annesso all’abitazione. A volte mi capita di arrivare alla scrivania del Computer in crocs1. Premo il tasto di accensione del Computer e, nel frattempo, provo ad aggiornarmi sui Socials tramite il mio Smartphone. Dimentico sempre che con gli SSD i tempi di caricamento sono pressocché istantanei ed il sistema operativo viene aperto immediatamente. Una controllatina ai vari sistemi avviati: telecamere esterne, sistema di streaming musicale, aggiornamento di Steam2 (sì, se hai letto il primo capitolo della mia storia potrai ben intuire che la passione dei videogame mi è rimasta) ed inizio ad aprire i vari software.

Non ho mai riflettuto consciamente nello sviluppo repentino, più o meno, che hanno avuti i software di disegno. L’ho sempre vissuto come passaggio graduale da una metodologia all’altra non gridando mai al miracolo della scienza ma, semplicemente, attingendo a quelle utility che potevano risolvere un mio determinato problema.
Se hai letto o stai leggendo la mia storia, avrai una idea degli anni nella quale mi sono formato. Il computer è stato sempre presente nella mia crescita e ne ho visto un repentino miglioramento anno dopo anno. Mi ricordo i primi processori Pentium a 233 Mhz che permettevano di far girare Windows 95. Oggi superiamo i 5 Ghz (5.000 Mhz) con capacità di calcolo esponenzialmente incrementate.

Quando decisi di andare alla scuola dei Geometri immaginavo ci fossero dei laboratori di progettazione computerizzata (CAD) ma non pensavo che fossero così poche ore sparse in cinque anni scolastici. Il fatto è che mi ha subito affascinato l’approccio al disegno digitale utilizzando, ancora lo ricordo, AutoCAD 2000. Anche se non sei un addetto ai lavori, non ti interessi di architettura, ingegneria o non progetti componenti meccaniche, sicuramente hai sentito il nome di questo software. Quando parli di disegno CAD il nome che associ è AutoCAD (nonostante, al giorno d’oggi, ci siano tante altre soluzioni). Quel software si è imposto come lo standard. Per farti capire è come quando parli dell’ Autogrill, pensi che tutte le stazioni di sosta autostradali si chiamino così ma, effettivamente, quello è solo un brand. Il primo brand che ha dato vai a quella determinata idea di stazione di rifornimento carburante con annesso shop e locanda di ristoro.

Mio padre, avendo uno studio come Geometra, già utilizzava AutoCAD da tanto tempo, ricordo la versione R12 (Release 12 uscita nel 1992 di cui avevo i dischetti – a proposito dovrei ritrovarli, farebbero una bella figura come collezione!), e avendo utilizzato anche le versioni precedenti con una interfaccia grafica inesistente (mio padre è stato un pioniere informatico che mi ha trasmesso tale passione) era a conoscenza di tutti i comandi da tastiera da inputare per dare determinate operazioni. Con l’avvento dell’interfaccia grafica si è passato dallo scrivere i comandi al premere semplici pulsanti navigando nei menù a discesa. La comodità era alta, la facilità di utilizzo indubbiamente migliorata ma le tempistiche di lavoro notevolmente aumentate. Difatti, appena mi affacciai anche io al disegno CAD, mio padre mi insegnò la maggior parte dei comandi rapidi da tastiera così da accorciare i tempi di disegno. All’epoca disegnare più velocemente voleva dire non distruggersi gli occhi avanti al monitor a tubo catodico. Spoiler: missione non riuscita, porto gli occhiali.

Così, durante i laboratori delle scuole superiori, mi trovai ad elaborare disegni con una facilità disumana rispetto ai miei amici e compagni di classe, che mi chiedevano dove si trovasse un determinato comando. Che bei ricordi. Eppure la scuola da Geometra, con i fondi a disposizione, aveva da poco messo a disposizione i laboratori di informatica e aveva letteralmente buttato, a prendere polvere, i vecchi tecnigrafi nell’attico che affacciava sulla enorme terrazza. Un luogo che ho visitato solamente al quarto anno capendo brevemente perché quelle aule non erano accessibili a noi studenti: sotto al sole raggiungevano temperature da fornace. Erano state trasformate in depositi di banchi, sedie e, appunto, tecnigrafi che nessuno più aveva in mente di utilizzare. Non ricordo effettivamente per quale motivo la nostra classe, salì lì. Eppure, nonostante l’aria scanzonata da sedicenne, guardai quegli strumenti con ammirazione mista a curiosità. Purtroppo non ho mai utilizzato un tecnigrafo e non posso raccontare che esperienza si prova nel disegnare con quel dispositivo. Tuttavia ho ancora alcuni degli strumenti che utilizzava mio padre. Vecchi scalimetri (alcuni li uso ancora oggi) curvilinei, ellissografi, compassi, pantografi oltre ovviamente a squadre, squadrette e righelli. Inoltre ho anche vecchi stampi, abbiate pietà di me ma non ne conosco il nome, dove erano presenti vari retini adesivi (che oggi applichi con un click) da attaccare alle tavole per abbellirle e renderle più comprensibili insieme al normografo che permetteva di scrivere testi sulle tavole in modo uniforme e seguendo una sorta di standard.

L’idea di realizzare tavole tecniche completamente a matita ed inchiostro, aspettando il tempo di asciugatura e riflettendo non due, ma forse dieci volte prima di tracciare una linea, mi fa venire i brividi. E se, alla fine, avessi commesso un errore? C’era un modo per “cancellare” lo sbaglio? Sicuramente, ma la tavola rimaneva segnata. Il Computer ha reso possibile eliminare e ridisegnare le linee senza intaccare l’opera. Insieme al comando più amato dal sottoscritto: il Ctrl+Z3 che ha reso tutto molto più semplice. Se fossi nato negli anni sessanta non avrei mai fatto questa professione.

Molte persone potrebbero sostenere che l’architetto moderno non ha più modo di esprimere se stesso. Non si riconosce più il tratto distintivo dell’artista che personalizza le tavole tecniche con un tocco unico. Tuttavia, su questo punto ho molte argomentazioni. I tempi e gli strumenti cambiano, e ogni strumento è solo un aiuto per il progettista. La capacità di distinguersi dagli altri è sempre nelle nostre mani. È vero, una linea in CAD può sembrare un semplice segmento, ma impostando il colore giusto e lo spessore delle linee, insieme a un’idea rappresentativa coerente, le tavole realizzate al computer possono trasmettere emozioni specifiche e un riconoscimento unico di un determinato architetto, artista o disegnatore.
Quando iniziai a disegnare in CAD lavoravo su di un unico livello con tutte le linee dallo spessore di base. La stampa che usciva era un groviglio di linee che non davano anima al disegno. Passo dopo passo ho capito che bisognava anche lavorare in background: dare giusti livelli e giusti spessori così da far risaltare cose più o meno importanti che determinavano una gerarchia di lettura sui vari grafici.

Poi, quando avevo raggiunto una vera padronanza di AutoCAD, parametrizzando anche alcuni componenti e scrivendo piccoli pezzi di codice per automatizzare alcune operazioni, ecco che nell’aria iniziava a sentirsi l’odore del “Programma di progettazione che ti crea anche il 3D” meglio conosciuto come BIM, acronimo di Building Information Modeling. I due più riconosciuti software BIM a livello mondiale sono ArchiCAD e Revit rispettivamente prodotte dalla Graphisoft e dalla Revit Technologies poi acquisita da Autodesk nel 2002 (sì, gli stessi di AutoCAD). Sono software che girano nel commercio da quando io avevo messo le mani per la prima volta su AutoCAD. Erano software nettamente più professionali che richiedevano dei corsi di formazione dedicati per essere utilizzati. Un Geometra di provincia e una scuola superiore non avrebbero mai investito tempo ed energie in queste risorse. Così continuai ad usare il CAD fino all’arrivo in Università.

In quel periodo, si è aperto un mondo completamente nuovo per me. Non dovevo più disegnare manualmente linee e assegnare loro spessori; potevo disegnare direttamente elementi architettonici con le loro specifiche caratteristiche. Non dovevo più creare sezioni e prospetti manualmente; c’erano strumenti appositi che facevano il lavoro in modo rapido ed efficiente. Questo è stato possibile perché, mentre io stavo disegnando i muri, inserivo porte, finestre e solai: il software creava un modello tridimensionale che seguiva automaticamente i piani che avevo impostato in precedenza. Era una rivoluzione.

Se in passato avevo risparmiato tempo utilizzando comandi da tastiera, ora potevo accelerare notevolmente il processo di progettazione perché il modello veniva costantemente aggiornato ad ogni mia azione: spostavo una finestra e il modello 3D e i documenti correlati venivano aggiornati istantaneamente.

Magia nera?!

No, semplicemente la tecnologia messa al servizio degli utenti. Tuttavia, ho commesso un errore: ho pensato che l’uso del BIM avrebbe ridotto i tempi di progettazione. In realtà, ha aumentato notevolmente il tempo dedicato alla fase di progettazione, compresa l’elaborazione di documenti dettagliati, ma ha permesso di accelerare il processo di costruzione sul campo e minimizzare le spese impreviste. Questo è stato positivo, ma il passaggio dalla velocità di disegno su CAD al tempo di progettazione in BIM è stato un cambiamento significativo che richiedeva un adattamento.
Ovviamente mi sono adattato e ad oggi ho relegato il software CAD solo alla verifica di alcuni documenti. Nello svolgimento della mia professione quotidiana, così come l’ho impostata, utilizzo il BIM in ogni sua forma e, in special modo, i miei modelli sono pieni di informazioni. Questo è il vero valore aggiunto del BIM: La “I” di Information.

  1. Le crocs sono le calzature per eccellenza. Le ciabatte che mi accompagnano dentro casa, in campagna e allo studio professionale quando devo passare le giornate a progettare. ↩︎
  2. Steam è una piattaforma sviluppata da Valve Corporation che si occupa di distribuzione digitale, di gestione dei diritti digitali, di modalità di gioco multigiocatore e di comunicazione. Viene usata per gestire e distribuire una vasta gamma di giochi (alcuni esclusivi) e il loro relativo supporto. ↩︎
  3. L’Undo o Annulla (comando rapido CTRL+Z) è, in informatica, una funzionalità proposta dalla maggior parte dei software moderni, che permette all’utente di annullare le ultime azioni che ha effettuato, generalmente su un documento, per farlo ritornare ad uno stato precedente del lavoro ↩︎

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